La Volontà di Shiva
Data: 17 Ottobre 1961
Luogo: Prasanthi Nilayam
Jonnalagadda SathyaNarayanamurthy ha parlato di argomenti elevati con linguaggio elevato, ma per quanto bene una persona possa parlare e per quanto grande possa essere la sua abilità nell’uso del linguaggio, colui che può chiarire la verità su Dio non è mai nato; né mai nascerà. Si può soltanto riferire ciò che si è sentito o sperimentato per Sua Grazia. Colui che ha toccato la base stessa non ritornerà più in questo mondo terreno. Certo, mostrano il Signore nei libri, nelle illustrazioni, nei film, nelle immagini, come anche sul palcoscenico. Ma chi, tra gli scrittori, i pittori o gli attori, Lo ha visto? Gli epici e i Purana riferiscono solo una frazione infinitesimale della Sua Gloria; pongono limiti all’Illimitato, poiché le parole hanno un limite. Solo colui che è dotato di una visione della conoscenza sacra, dell’unione con Dio o della devozione disinteressata per Dio può avere un barlume di quello Splendore. Tutti gli altri ingannano soltanto con le loro pretese di autenticità. Coloro che sanno non parlano; coloro che parlano non sanno, non possono sapere. Tutti voi recitate il versetto della Gita in cui afferma che il Signore creerà una Forma per Sé stesso e interverrà nelle vicende umane ogniqualvolta che la rettitudine (dharma) sarà in grave pericolo. Lo avete ripetuto così spesso che è diventato un gergo privo di significato. È stato citato così frequentemente e da così tanti che ha perso ogni significato. Solo coloro che sono esperti nelle scritture possono riconoscere un Avatar e verificarne le credenziali; solo loro possono gustare la gioia riversata dall’Incarnazione. I Purana, le antiche leggende e la storia descrivono il Signore in molteplici modi a seconda dell’individuo devoto (vyakthi) e del potere (sakthi) che viene descritto. Ma i Veda e le Scritture (Sastra) non indulgono in tali mutevoli umori; essi trattano dei fondamenti. Talvolta, nella confusione delle interpretazioni e dei racconti, la gente smarrisce la via. Quando i ciechi guidano i ciechi, entrambi sono destinati a cadere nel pozzo. Allora i saggi intervengono e demarcano la via lungo linee sicure.
SathyaNarayanamurthy ha fatto riferimento al Dr. Bhagavantam e alle alte pretese della scienza. Ma la religione inizia dove la scienza finisce. Nella scienza, quando si apre una porta e viene rivelato un passaggio, in quel medesimo passaggio si scoprono dieci porte, e ciascuna di esse deve essere aperta a sua volta. La scienza trasforma le cose, le riorganizza, ne studia la composizione, ne raggruppa i piani e libera l’energia che vi è latente. Ma Io creo le cose stesse – ed esse sono durevoli quanto qualsiasi cosa si trovi in Natura! Quello è questo, ma questo non è Quello. La natura è Brahman scambiato per natura, a causa dell’illusione del Nome e della Forma. Ma Brahman non è la natura; è soltanto la corda che è stata scambiata per il serpente. Quando sorge la saggezza, quando la luce illumina, il serpente scompare e resta soltanto la corda. Il Signore è dolcezza, voi siete zucchero; Egli è fuoco, voi siete combustibile; Egli non ha cuore; ogni cuore nel quale Egli è installato è Suo. Narada, che si muove sempre con e presso il Signore, sente che Dio è oltre la sua comprensione; Balarama, che venne come fratello stesso di Krishna, non poté sondare la Sua personalità. Come potete allora afferrare il Mio Mistero? Come possono coloro che vanno in giro con giacche ben stirate cogliere la Verità? Eppure, conosco alcuni qui che vendettero la loro fede a uomini vuoti e iniziarono a parlare del Mio abito e dei Miei capelli! Se osate cercare la Mia Verità, venite, arrendetevi a Me. Non insegnate il tradimento ai vostri amici e ad altri cercatori. Gli abiti e i modi si sono ora affinati, ma l’uomo interiore è decaduto in virtù e fede!
Ravana e Hiranyaksha erano esperti nel rituale vedico del sacrificio con pia ripetizione dei sacri mantra, ma non si arresero mai del tutto a Dio. Non estirparono le erbacce degli impulsi sensoriali dai campi dei loro cuori, perciò raccolsero un raccolto di spine. È l’anelito del cuore che compiace il Signore – non la grandezza del sacrificio cerimoniale, non il fasto del culto rituale, non la somma di tutte le miglia percorse in pellegrinaggio, non il costo di tutti gli articoli offerti in carità. Non è necessario neppure pregare ad alta voce, a meno che, naturalmente, non Lo immaginiate vivere lontano, a Dwaraka o a Kailas. Se Lo avete installato nel cuore, Egli stesso emergerà quando Lo anelerete. Prahlada lo sentì così, e poiché nessun fuoco poteva bruciarLo, né alcuna caduta poteva spezzare le Sue ossa, Prahlada non subì alcun danno! Ambarisha compì un sacrificio, ma nel momento cruciale l’animale destinato al sacrificio fuggì! I sacerdoti stabilirono che, per rimediare a tale colpevole negligenza, si dovesse offrire un essere umano in sostituzione agli Dei! Il re promise 1000 vacche in cambio di un figlio, ma quale padre invierebbe un figlio alla morte, anche in cambio di 1000 vacche? Vi erano anche altre condizioni: i messaggeri del re non dovevano chiedere a nessuno il figlio; non dovevano commettere il peccato di equiparare 1000 vacche a un essere umano. Il padre inoltre non doveva rivelare al figlio l’angosciosa offerta; l’offerta di immolarsi doveva venire spontaneamente dal figlio, senza alcun suggerimento o persuasione. Solo un tale figlio sarebbe stato accettato dagli Dei.
Sunashepa apprese la notizia da sé e, avvicinandosi al padre, disse che sarebbe andato volentieri. Quale fortuna più grande potrebbe mai aspettarsi un mortale, se non ascendere al cielo attraverso la fiamma sacrificale? (Mi viene in mente una strana risposta che una bambina di nove anni Mi diede quando le chiesi: “Ebbene, che cosa vuoi da Me?” Ella rispose: “Baba, lasciami fondere in Te“. Poche settimane dopo, lasciò il corpo e il suo desiderio fu esaudito. La bambina esalò l’ultimo respiro chiedendo che il suo volto fosse rivolto verso il muro, così da poter guardare l’immagine di Baba mentre moriva. Ebbe una fine meravigliosa, una fine che potrebbe essere invidiata dai santi). A Dio piacciono tali anime pure che vengono volentieri per fondersi in Lui. Alcuni dicono: “Oh, è il Festival di Dasara e là si accalcano lakh e lakh di persone. E versano lakh e lakh di rupie“. Ebbene, ciò che essi danno è disprezzo (alakshyam), non lakh (laksham)! La Mia mano si tende a ricevere solo quando viene offerto un cuore puro, colmo d’Amore (Prema); in tutte le altre occasioni, essa dà, non prende. Coloro che portano veleno nel cuore, privi d’Amore e di spirito di servizio – che provino vergogna e decidano di purificarsi d’ora in avanti.
Sunashepa persuase il padre che il suo desiderio di recarsi al sacrificio e offrirsi era legittimo e approvabile, e partì per la capitale. Lungo il cammino, andò da suo zio materno, Viswamitra, il quale cercò di tenere il ragazzo lontano dal sacrificio. “Tutto ciò è soltanto una stolta superstizione; può forse un uomo sostituire una vacca?” domandò Viswamitra. Sunashepa rispose che tutti gli uomini sono bestiame, poiché fino a quando non sorgono discriminazione e distacco, essi non sono altro che animali. Così, nonostante gli argomenti dello zio – argomenti simili a quelli usati da alcuni per dissuadere le persone dal venire a Puttaparthi – Sunashepa riuscì a raggiungere il luogo del sacrificio. Allo stesso modo in cui le luci dinanzi a noi si accendono quando un interruttore viene alzato, a Penukonda, quando il Signore decide qualcosa, essa deve accadere. Ebbene, il Signore non è una roccia o una pietra; il Suo Cuore si sciolse dinanzi alla sorte del ragazzo. Indra apparve nel fuoco sacrificale e si allontanò, riversando benedizioni sul suo capo. Fu Indra stesso che aveva portato via la vacca originaria ed elaborato tutta questa trama, per far risaltare Sunashepa e la sua grandezza, e per benedirlo. Il Signore è l’Amore Divino personificato (Premaswarupam), credeteMi. Il padre o la madre terreni mostreranno amore solo finché obbedite loro; se iniziate ad agire contro la loro volontà, arriveranno persino a rinnegarvi! Il Signore non rinnegherà mai, poiché Egli è il vostro stesso nucleo, la vostra stessa Realtà fondamentale. Da Lui ricevete i frutti delle vostre azioni, della vostra meditazione, della ripetizione del Nome del Signore e del culto; la fede crescerà fino a diventare sacrificio; sentirete di essere strumenti privi di individualità, salvo quella suggerita da Lui. L’unico rispettoso omaggio (namaskaram) che offrite, offritelo con devozione. Ciò è sufficiente. Neppure quello fate; lo fate con tanta negligenza, tanta indifferenza, tanto meccanicamente. Quando congiungete entrambe le mani, sentite che state offrendo ai Piedi tutte le azioni dei cinque organi dell’azione e dei cinque organi della percezione, come indicato dalle dieci dita. Ancora, lo scopo del namaskaram è toccare i Piedi del Signore. Il polo negativo, la potenza dell’illusione (mayasakthi), e il polo positivo, la Suprema Potenza Divina (Mahasakthi), devono incontrarsi per produrre una corrente spirituale che fluirà attraverso di voi.
Venite, Io sono Colui che ripara i cuori spezzati e gli strumenti danneggiati della mente, dell’intelletto, della memoria e dell’ego. Sono come il fabbro, che salda, ripara e rimette in sesto. Dieci anni fa, un devoto Mi pregò in un canto: “Il mio cuore si è inaridito, la mia lampada si è spenta, il mio cammino è oscuro, il mio cervello è confuso. Signore, rendimi di nuovo idoneo al duro cammino della vita“. Il Signore attendeva fuori dalla porta della stanza della preghiera del devoto, ansioso di esaudirne il desiderio! In verità, colui che ha il Signore come Suo Servitore – quello è il vero Signore! Solo, non permettete che la vostra fede vacilli. Non diventate schiavi di altri; no, nemmeno di Dio. Provate. Provate, esaminate, sperimentate. Quando trovate Dio, pretendete come un diritto. Ma prima di ottenere quel diritto, dovete presentarvi all’esame e superarlo, non è forse così? Io pongo delle prove non come punizione, o perché Mi piaccia mettervi in difficoltà, ma solo per darvi la gioia di superarle! Bhadhram qui fu invitato dal suo Guru, Deekshithadas, a percorrere le strade per alcuni anni e mendicare cibo. Egli ne aveva a sufficienza da mangiare, ma doveva farlo come dovere consueto e legittimo di un servo. E Bhadhram lo fece con grande gioia. È un addestramento al controllo e alla conquista dell’ego; dovete prenderlo come tale e non rinunciare al frutto per timore della fatica che richiede la coltivazione della pianta. Inoltre, non cedete alla disperazione né scoraggiatevi. È Mia determinazione (sankalpa) che progrediate nello sviluppo spirituale. Vi ho raccolti tutti e porrò le fondamenta in cemento, costruirò i muri e innalzerò il tetto, e completerò la dimora. La Mia determinazione non fallisce mai.
Vi racconterò una storia sul Volere del Signore Supremo (Iswara Sankalpa) e su come nulla possa ostacolarne la realizzazione. Ogni giorno, nelle ore serali, Siva teneva discorsi a Kailas rivolgendosi a saggi, santi ed esseri celesti. Un giorno, Parvathi suggerì che venisse costruita una Sala per accoglierli tutti, affinché potessero ascoltare senza essere disturbati dalla nebbia costante, dalla bruma e dai venti freddi. Siva non aveva la volontà di farla costruire, ma Parvathi insistette che la sua idea doveva essere realizzata. L’astrologo, consultato prima che venissero scavate le fondamenta, disse: “Le stelle prevedono che la Sala sarà consumata dal fuoco, poiché Saturno non è propizio fin dall’inizio“. Nonostante ciò, la Sala fu completata. Questo creò un problema alla Coppia. Siva propose di chiedere a Saturno il favore di risparmiare la Sala dalla sua collera, sebbene dubitasse che il pianeta, noto per la sua inevitabile ira, avrebbe mai acconsentito. Parvathi si sentì profondamente ferita e decise di non concedere al piccolo tiranno, Saturno, il merito di distruggere la Sala che Lei aveva fatto costruire. Giurò che, invece di dargli la possibilità di dichiarare con arroganza di aver incendiato la Sala, l’avrebbe incendiata Lei stessa. Ma Siva Le chiese di attendere prima l’esito del Suo appello a Saturno, poiché Egli stesso si stava recando al suo quartier generale! Le disse: “Se Saturno acconsente a esentare la Sala dalla sua collera, tornerò e ti riferirò la buona notizia; ma se sarà inflessibile, alzerò la Mia Mano e farò roteare questo tamburo. Udendo quel segnale, potrai incendiare la Sala e privare Saturno del merito di averlo fatto“.
Parvathi era pronta con una torcia accesa, in attesa del segnale, affinché non vi fosse nemmeno un attimo di tempo per permettere al malvagio pianeta di eseguire il suo nefando piano di vendetta. Saturno, tuttavia, acconsentì alla richiesta di Siva; disse che non avrebbe incendiato la Sala a Kailas, e Siva fu lieto della sua risposta. Così, quando Saturno chiese in preghiera un piccolo favore, Siva acconsentì e gli domandò quale fosse. Sembra che Saturno non avesse mai visto prima la famosa Danza di Siva, che tutte le divinità stellari esaltavano, e Saturno desiderava ardentemente che Siva gli mostrasse uno o due passi. Siva acconsentì prontamente e cominciò il Thandava (danza frenetica di Siva), alzando la Mano e facendo risuonare il tamburo! Udendo il segnale, Parvathi appiccò la torcia e la Sala fu, secondo il Volere di Siva, ridotta in cenere! Il Volere Divino deve compiersi! Saturno fu soltanto uno strumento nel Piano Divino. Riguardo alla congiunzione di otto pianeti che ora tanto vi spaventa, se avete la benedizione divina (anugraha), cosa possono fare i pianeti (graha)? Se avete l’oro, questo basta; potete farvi confezionare ogni tipo di gioiello. Chiedete e ottenete l’oro – questo è tutto quello che vi occorre. L’allineamento astronomico dei pianeti fra il 2 e il 5 febbraio del prossimo anno è stato esagerato dagli astrologi e dai bramini attaccati al calendario, i quali stanno ricavando grandi guadagni seminando panico e suggerendo vari rimedi. Certo, è bene fare carità, pregare gli Dei e compiere sacrifici; ma fatelo per il valore intrinseco di tali atti, non con lo scopo di sfuggire agli otto pianeti! Fateli come si dovrebbe, in ogni tempo, non per questa paura passeggera. Non cedete al panico. Nulla accadrà tra il 2 e il 5 febbraio. Verrete tutti gioiosamente e pieni di gioia per lo Sivarathri a Puttaparthi, lasciate che ve lo assicuri. Tutto questo parlare di annientamento è solo uno spauracchio; non perdete il coraggio.
La Rettitudine (dharma) è la radice del mondo, afferma il testo sacro; quindi, come disse Krishna, quando il dharma declina, il Signore si incarna come Uomo. Ebbene, il Veda è la radice del dharma, dichiara il testo sacro. Il dharma è il frutto del Veda, che è l’Albero. Ora, il Veda stesso si sta seccando! Pertanto, coltivare il Veda è uno dei compiti dell’Avatar.
Sri Sathya Sai Baba