Discorsi Divini

Il destino non è una gabbia di ferro

Data: 24 Novembre 1961
Luogo: Prasanthi Nilayam

Velury Sivarama Shasthry non è solo un grande studioso, è anche un aspirante spirituale. Oggi, vi ha esposto la sintesi della sua erudizione e della sua esperienza nel discorso sul segreto dell’incarnazione (Avatara rahasya). Nonostante tutto ciò, lasciate che vi dica: il mistero degli Avatar è al di là della vostra comprensione, al di là della comprensione di chiunque. Come possono coloro che sono nell’illusione (maya) afferrare qualcosa che la trascende? Il corpo, l’intelletto, il pensiero, la mente, il cuore – tutti sono nell’illusione e operano solo attraverso di essa. Ma la scomparsa dell’illusione è un fatto, non un’illusione. In algebra, il simbolo x è usato per rappresentare una quantità sconosciuta. Quando la sua identità viene scoperta, come alla fine accade, il simbolo x scompare dall’equazione. Allo stesso modo, Dio è x, l’entità che dovete scoprire. Dire che Dio è la causa prima di tutto è vero fino a un certo punto, ma non siete stati spinti da Lui in una gabbia di ferro chiamata destino, dalla quale non c’è via di fuga. Egli vi ha dotato di discernimento e distacco, e, con senso di meraviglia e stupore, dovete usare questi doni per raggiungerLo. Anche se legati, non siete del tutto incapaci. Una mucca legata ad un palo con una corda può girargli intorno e pascolare in tutta l’area che la corda le consente di percorrere; quando tutta l’erba sarà brucata, forse il padrone allenterà il nodo e la legherà a un altro palo un po’ più lontano. Pascolate liberamente fin dove la corda lo permette, ma non allontanatevi troppo dal palo, né tirate la corda infliggendovi dolore al collo.

Sulla terra che vi appartiene, potete coltivare il cibo di cui avete bisogno, oppure restare inoperosi e lasciarla incolta. Siete voi la causa della vostra rovina o della vostra elevazione. Gli strumenti sono nelle vostre mani; potete apprendere le abilità; potete spezzare le catene e fuggire. Ma se vi trascinate nella schiavitù e nel vincolo, chi potrà salvarvi? Non incolpate il destino o il fato per la vostra condizione. Il destino è stato scritto da voi stessi. Fallite o passate, venite trattenuti o promossi in base al vostro rendimento nella classe precedente, non è forse così? Allo stesso modo, lo stato nella vita presente è deciso sulla base delle attività nelle vite precedenti. Quando il preside rilascia un certificato di condotta in base al quale fate domanda per un lavoro, egli formula le frasi in riferimento alla vostra condotta negli anni precedenti, quando eravate nelle classi precedenti. Siete voi responsabili della natura del certificato. Se la vostra condotta è stata buona, ricevete un buon certificato e un buon lavoro; se è stata cattiva, ne ricevete uno cattivo e un lavoro mediocre. Siete voi a scrivere, voi a cancellare la scrittura sulla testa, ovvero il “destino“. Circa 500 anni fa, vi fu un grande santo in Kerala, di nome Bilvamangala. Egli chiamava Krishna, e Krishna appariva. Tale era la sua devozione e pratica spirituale. Un uomo che soffriva di un dolore cronico allo stomaco venne a sapere di ciò e tormentò Bilvamangala affinché chiedesse a Krishna se quel dolore sarebbe mai cessato. Bilvamangala acconsentì e, quando Krishna apparve la volta successiva, gli pose la domanda. Krishna rispose: “Quando il rotolare finirà, cesserà“. Lo sventurato interpretò ciò nel senso di “quando avesse smesso di rotolarsi dal dolore“, e si disperò, poiché era costretto a rotolarsi per l’agonia di quel male. Così lasciò il Kerala e decise di recarsi in qualche luogo sacro per incontrare una persona più santa che gli procurasse una risposta più soddisfacente. Bilvamangala gli spiegò che doveva soffrire quel tormento a causa dei risultati delle sue azioni in nascite precedenti. Il “rotolare” si riferiva a “rotolare di nascita in nascita“.

Sulla strada per Kasi che quell’uomo percorreva, giunse a un luogo di distribuzione gratuita di cibo gestito da una pia donna, di nome Kururamma. Quando ella vide la sua agonia, gli parlò con gentilezza. Egli le disse che aveva deciso di annegarsi nel Gange, poiché gli era stato detto che non vi era modo di sfuggire alle conseguenze dei peccati passati. Kururamma lo chiamò stolto. Gli diede il sacro mantra “Gopijana Vallabhaya namah” e gli chiese di ripeterlo. Disse che il Nome lo avrebbe guarito completamente. Il pover’uomo lo pronunciò quando si verificò l’attacco successivo, e fu sorpreso nello scoprire che il dolore era scomparso! Sì, scomparso; anche se si batteva lo stomaco, esso non ritornava. Terminò il suo pellegrinaggio a Kasi, tornò in Kerala e si prostrò ai piedi di Bilvamangala, che gli chiese del dolore; il dolore con il quale avrebbe dovuto convivere, poiché guadagnato in vite passate. Quando fu informato che era scomparso, egli invocò Krishna e gli chiese cosa intendesse con “rotolare“. Bilvamangala pensava significasse rotolare da una nascita all’altra, accumulando meriti e demeriti; il malato lo intese come “rotolarsi nel dolore” quando si presentava la crisi. Ma Krishna intendeva il rotolare in questo mondo oggettivo (prakriti) e nei suoi fenomeni mutevoli. Quando l’uomo visse nel Nome di Dio e non ebbe altro pensiero, il rotolare cessò; il Nome e la catena del destino non possono coesistere. Il risultato delle cattive azioni passate svanirà come nebbia al sole quando si ricorda il Nome. Questa fu una rivelazione perfino per Bilvamangala.

Riflettete su questo per un momento: come ha fatto l’uomo a dimenticare la propria Divinità? Come è caduto in questa illusione di piccolezza? Allora capirete che deve essere il risultato della mente che corre dietro ai piaceri momentanei. Qual è dunque il rimedio? La risposta è una sola parola: Adorazione. Fate ogni cosa come un atto di adorazione. “Diventate ciò che sentite (Yath bhavam thath bhavathi)“. Potete provare il sentimento per il Divino solo se avete assaporato l’Amore per il Divino. L’Avatar è venuto per donarvi il sapore di quell’Amore, affinché il desiderio per il Signore venga piantato nel vostro cuore. L’uomo ha ormai raggiunto la padronanza su montagne di informazioni; ma la saggezza è rimasta indietro. Perciò, deve essere sviluppata la capacità dell’uomo di sondare e progredire nel regno dell’Universale e dell’Assoluto. Vivekananda si recò una volta in una città durante i suoi vagabondaggi. Molte persone importanti, pittori, studiosi, filosofi, poeti e artisti si raccolsero attorno a lui e lo sottoposero a una serie interminabile di domande. Vivekananda passò l’intera giornata a rispondere. Un Harijan, che stava in un angolo, finalmente ebbe l’opportunità di prostrarsi ai suoi piedi, e Vivekananda gli chiese perché fosse venuto. Egli rispose: “Swami, dovete avere molta fame; posso portarvi del latte? Oppure, se trovo della farina, potrete preparare da voi dei chapathi (pane lievitato) se non vorrete mangiare quelli preparati da me; nessuno sembra aver pensato al vostro cibo“. Quell’uomo possedeva l’Amore (prema), che è un dono divino. Esso è più fruttuoso di tutta la conoscenza racchiusa in una biblioteca di testi antichi. Vi sono tre tipi di uomini: (1) i non credenti, che considerano gli oggetti mondani come reali in sé; (2) coloro che credono in una volontà dietro tutto ciò che vedono e sperimentano e si inchinano a quella volontà, cercando di esplorarla per aderirvi e non andare contro di essa; e (3) quelli che hanno realizzato che il mondo oggettivo ha solo valore relativo, non valore assoluto. Questi ultimi due non incolperanno nessuno, neppure il Signore, per i loro mali. Finché il figlio è minorenne, non ha diritto alla quota di proprietà dei genitori. Analogamente, finché siete minorenni nella pratica spirituale, non pienamente cresciuti e capaci di occuparvi del vostro destino, dovrete soffrire e lottare. Ancora, se dite “Io, io, io” siete lasciati soli, inciamperete e cadrete. Ma se dite “Non io, ma Tu“, allora tutte le cose vi saranno date in aggiunta.

Cosa hanno effettivamente conquistato le persone che hanno lottato per cento anni? Hanno patito fame e si sono nutriti, hanno dormito e si sono svegliati, hanno riso e pianto – ma qual è il risultato di tutto questo sulla personalità o sul mondo? Nulla. Quando l’umanità scorre senza scopo e senza senso nelle sabbie, l’Avatar viene a mettere in guardia e a indicare la via. Il medesimo compito deve essere portato a termine in vari modi; questa è la missione dell’Avatar. Il principio dell’Incarnazione (Avatara Thathwam), come menzionato nelle scritture, è stato spiegato da Velury Sivarama Shasthry. PermetteteMi di dirvi che solo coloro che conoscono le scritture possono comprenderMi. Sono determinato a correggervi solo dopo avervi informato sulla Mie credenziali. Per questo motivo annuncio di tanto in tanto la Mia natura mediante miracoli – cioè, atti che sono al di là della capacità e della comprensione umana. Non è che desidero ostentare i Miei poteri. L’obiettivo è attrarvi a Me, unire i vostri cuori a Me. Conoscere Me è anche parte del vostro destino. L’altro giorno, durante il Vaikunta Ekadasi, mentre distribuivo il nettare (amritha), alcuni che erano arrivati settimane prima, che avevano assistito alla creazione del nettare sul letto del fiume e che si erano messi in fila tra i devoti, dovettero andarsene proprio mentre Mi avvicinavo alla loro fila, perdendo così un’occasione forse unica nella vita. È tutta un’opportunità guadagnata. In realtà, ognuno di voi deve essere salvato: dovete sfuggire a questa rete quando si presenta l’occasione. Non vi abbandonerò, anche se Mi rinnegate; perché non è nella Mia natura abbandonare coloro che Mi negano. Sono venuto per tutti. Coloro che si allontanano torneranno a Me, non dubitate di questo. Li richiamerò a Me. Vi benedico affinché guadagniate la visione del Divino in questa stessa vita, con questo stesso corpo.

Quando Rama entra nella mente, il desiderio (kama) non ha alcun posto in essa. Il desiderio cessa quando Dio prende possesso della mente. Infatti, poiché il desiderio è la stessa sostanza di cui è fatta la mente, essa diventa inesistente e voi siete liberi. Questo stato è chiamato la morte della mente, la fusione della mente, o l’uccisione della mente.

Sri Sathya Sai Baba

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