Le Verità di fondo
Data: 10 Luglio 1959
Occasione: Akhanda bhajans
Luogo: Bengaluru
Questa vita, che inizia con un lamento, deve terminare con un sorriso. Quando eravate piccoli, tutti intorno a voi sorridevano, anche se voi continuavate a piangere. Ma quando morirete, tutti intorno a voi dovranno piangere per la perdita, mentre voi dovreste sorridere in pace e con tranquilla rassegnazione. I piaceri derivanti dal godimento sensoriale (bhoganandam) devono alla fine essere trasformati nella felicità derivante dall’unione divina (yoganandam); i piaceri dei sensi devono gradualmente essere lasciati indietro, e dovreste sviluppare un gusto per il piacere più alto e duraturo che sgorga dalle sorgenti della vostra stessa personalità. Per l’unione divina, la devozione a Dio è la cosa principale, la testa e la corona; pace e felicità sono gli altri elementi essenziali. Il fuoco della sofferenza e della gioia brucia quando il combustibile delle impressioni lasciate nella mente dalle azioni delle vite passate (vasana) viene alimentato nella fornace della mente. Rimuovete il combustibile e il fuoco si spegne. Rimuovete le vasana, e diventate i padroni di voi stessi. Questo si ottiene nello yoga attraverso vari esercizi fisiologici e psicologici. Ma la devozione è il mezzo più semplice per questo scopo. Ricordare il Nome di Dio è sufficiente; si dice che il Nome Sitarama (il Nome di Sita) fosse sufficiente nel Thretha Yuga (Età dell’argento), che il Nome Radheshyama (Krishna) fosse sufficiente nel Dwapara Yuga, e nell’attuale Kali Yuga vi dico che tutti i Nomi divini hanno questa capacità.
Quando recitate Radheshyama, meditate sul significato del Nome; i misteri più profondi della parola devono essere presenti davanti all’occhio della mente. Solo allora il ricordo del Nome produrrà risultati più rapidi. Radha non è un individuo. Simboleggia Dha-ra, che significa Terra, la creazione. Krishna o Shyama è il Creatore, il Principio Attivo: la Chith (Consapevolezza), il Purusha (Essere Supremo). La Sakthi (Energia Suprema) è l’Atma Suprema; l’individuo è l’anima individuale. L’Oceano è l’Energia Suprema e l’Onda è l’individuo. Tutto il sapore, le forze e il fragore dell’onda derivano dall’oceano, e scompaiono nell’oceano stesso. La scomparsa della forma dell’onda e del nome dell’onda è chiamata liberazione (moksha): è la fusione dell’onda nell’oceano da cui sembrava differire. La de-individualizzazione è, in altre parole, la liberazione.
Quando fate bhajans e cantate i Nomi di Dio, dovreste contemplare queste verità profonde.
Il verso:
“Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama Hare Hare;
Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare”
ha sedici parole, e ognuna di esse rappresenta una virtù che deve essere coltivata insieme al bhajan. (Qui Baba recitò un canto in Telugu, composto sul momento, che indicava le sedici qualità da sviluppare da parte di una persona spirituale).
Un cercatore spirituale dovrebbe essere:
- colmo di devozione,
- preparato a sopportare la sofferenza con serenità,
- libero dall’attaccamento al transitorio,
- desideroso di servire il Signore,
- di condotta irreprensibile,
- caritatevole,
- con una reputazione immacolata,
- senza macchia nel carattere,
- pienamente soddisfatto,
- dotato di buone qualità,
- ricco di virtù,
- fornito dei frutti della conoscenza,
- maturo nella saggezza,
- padrone di sé stesso,
- adornato di pregevoli tratti sociali,
- pieno di umiltà e completamente arreso a Dio.
- un bhaktha,
- un thapoyuktha,,
- un samsara muktha,
- un padasaktha,
- un vihitha,
- un danasahitha,
- uno yaso-mahitha,
- un kalmasha rahitha,
- un purna,
- un gunagana,
- un utthirana,
- un vidya-vikirna,
- un jnana visthirana,
- un swantha,
- un sadhguna krantha,
- un vinaya vishrantha, ed finalmente, un padaswantha del Signore.
Se possedete queste virtù (qui Baba citò l’ultima riga della canzone che aveva appena composto),
“Lui sono Io, Io sono Lui (Vade nenoudhu, nene vadoudu)”.
Oppure, almeno, dovreste pregare, con la ripetizione verbale di ogni parola, per la crescita interiore di ciascuna di queste traguardi, che vi porteranno più vicini alla Meta. Sì, dovete lottare. Non potete raggiungere la cima senza uno sforzo. Abbiate fede nella vittoria finale
e raccogliete coraggio e fiducia ovunque possiate trovarli. Non abbiate contatti con persone che seminano i semi di paura o del dubbio. Custodite tutta la fiducia che ottenete qui, coltivatela e proteggetela con cura. Non lasciate che scivoli via non appena oltrepassate questo cancello. Le piantine devono essere ben curate, annaffiate, concimate e protette dai parassiti. Potete superare un esame senza studiare i testi? Però, è proprio quello che sperate di fare! Dovete liberarvi dall’attaccamento alle cose fugaci, diventare forti e al di sopra delle tentazioni.
I pesci sono felici perché sono immersi nell’acqua; quando vengono gettati fuori dall’acqua, lottano e soffrono un dolore mortale. Allo stesso modo, una persona è felice quando è immersa nell’amore, nella pace e nella verità (prema, santhi e sathya); questi sono i componenti dell’acqua che dà la vita. quando si viene gettati fuori dall’acqua, si soffre e ci si sente terribilmente angosciati. La vita è “essere” gettati fuori dall’acqua; la disciplina spirituale è la lotta per ritornare nell’elemento vitale. Per riuscire in questa lotta, non dipendete da altri; dipendete da voi stessi e dalla Grazia di Dio. Tenete a mente che Divinità (Rama) e desiderio mondano (kama) non possono coesistere; dove c’è Rama, kama non può prosperare; dove c’è kama, come può entrare Rama? Ogni persona deve avere – come un unico flusso (dhara) – il culto (arad) come base (a-dhara); questo è il mezzo più semplice per conquistare Shyama (Krishna, il Creatore). Quando perseguite tale sforzo ininterrottamente, il Signore stesso verrà come vostra Guida. Quando Madhurakavi era in penitenza, vide davanti a sé un grande pilastro di luce che si innalzava fino al cielo. In quella luce vide Dakshinamurthy. Poi il pilastro si mosse, così che potesse seguirlo, e alla fine la luce lo condusse a Nammalwar, che accettò di essere il suo guru! Il guru gli fece poi realizzare la Realtà. Vemana e Thyagaraja raggiunsero le altezze dell’esperienza spirituale attraverso la Grazia del Signore e all’incoraggiamento derivato dalla Sua Apparizione. Pregate il Signore, ed Egli si rivelerà. Egli è il filo nel tessuto, l’oro in questa apparente varietà di gioielli; è l’argilla in tutta questa ceramica; è l’acqua che sostiene tutte queste onde. Una volta che realizzerete questo, sarete colmi di amore e rispetto per tutti, perché tutti sono la stessa Forma del medesimo Signore. Non parlate con cinismo dei cercatori spirituali. Cosa sapete dello stato d’animo di un devoto, per giudicarlo così facilmente e definirlo folle o squilibrato? Non discutere mai sui livelli spirituali raggiunti dagli altri; perseverate nel vostro cammino. “Siate moderati nel parlare, nel dormire, nel mangiare (yukthahara viharasya)“.
Non vergognatevi mai di cantare il Nome di Dio o di intonare bhajans. Siate orgogliosi di avere questa opportunità, siate felici che la vostra lingua sia utilizzata nel modo migliore. Quando un artista guarda una pietra, vede immediatamente la forma nascosta della bellezza, imprigionata in essa; e non avrà pace finché non la libererà dalle grinfie della pietra. Non vede la pietra come una pietra, vede Dio in essa, la realtà fondamentale che la sostiene. Vemana non visitò alcun tempio per anni; per anni derise coloro che consideravano l’immagine un simbolo della Divinità. Ma quando sua figlia morì, si ritrovò un giorno con la foto di lei in mano a piangere per la perdita. All’improvviso gli venne l’idea che se una foto poteva causare in lui dolore e pianto, allora un’immagine poteva anche evocare gioia e lacrime in coloro che conoscevano la bellezza e la Gloria del Signore. L’immagine era semplicemente un promemoria della Presenza del Signore ovunque e in ogni cosa. Il Signore è il sole, e quando i Suoi raggi cadono sul vostro cuore, senza essere ostacolati dalle nuvole dell’egoismo, il bocciolo di loto fiorisce e i petali si schiudono. Rammentate, solo i boccioli pronti fioriranno, gli altri dovranno attendere pazientemente. Nel frattempo, continuate con la compagnia del Nome del Signore; ricordare il Nome è il miglior antidoto per tutti i mali.
Per promuovere l’armonia, la prima regola che dovete seguire è il controllo della lingua. Non date espressione immediata a tutti i vostri pensieri. Selezionate, riflettete e poi parlate. Parlate con dolcezza, gentilezza e senza malizia nel cuore; parlate come se vi steste rivolgendo al Sai che risiede in ognuno. Usate la lingua per recitare il Nome del Signore;
usate i piedi per compiere incarichi puri e sacri; usate il cuore per contenere pensieri e sentimenti puri.Sri Sathya Sai Baba