Sri Sathya Sai Guru

Omkara

La parola che tutti i Veda proclamano, verso cui muovono le austerità, per il desiderio per cui si conducono le discipline, Io ti rivelo: è Ōṃ. Questa sillaba è davvero il Brahman eterno, questa sillaba è la Meta Suprema, colui che conosce questa sillaba otterrà quello che vuole” – Katha Upanishad, I,2,16-17.

Il termine “Omkara” indica la fonte primaria del suono primordiale “Ōṃ“. È letteralmente un epiteto riferito a Dio nell’atto della creazione. La Ōṃ è un suono sacro, una sillaba, un mantra e una invocazione. È l’Essenza dell’Assoluto Supremo.

Colui che non conosce la sillaba imperitura del Veda, quel punto Supremo presso cui vivono tutti gli Dei, che cos’ha a che fare con il Veda? Solo coloro che la conoscono siedono qui pacificamente riuniti” – Rigveda I,164,39.

Questa sillaba esprime l’assenso. Quando si vuole dare l’assenso a qualcosa si pronuncia Ōṃ. E ciò a cui si dà l’assenso verrà realizzato. Colui che conosce questo venera udgītha come la sillaba Ōṃ realizzerà i suoi desideri” – Chandogya Upanishad I,1,8.

Ōṃ è il Brahman, Ōṃ è tutto l’universo” – Taittiriya Upanishad, I,8.

Nel Manusmriti viene stabilito che:

Egli [l’uomo] deve sempre pronunciare ‘Ōṃ!’ alla fine e all’inizio della recitazione dei Veda, perché se non c’è prima, la recitazione si perde, se non c’è dopo, si dissolve” – Manusmriti, II,74.

La stessa fonte dichiara:

Un sacrificio che consiste nel recitare la sillaba Ōṃ e il verso in onore di Savitṛi è dieci volte migliore di un sacrificio regolare; se mormorato è cento volte migliore e se è recitato solo con la mente è tradizionalmente considerato mille volte migliore” – Manusmriti, II,85.

Quindi, quando reciteremo i mantra, li introdurremmo da tre Ōṃ e li concluderemo da una Ōṃ seguita da tre shanti. Le tre Ōṃ iniziali, come le tre shanti finali, si riferiscono al corpo, alla mente e allo spirito.

Compresa l’importanza della Ōṃ, vediamo perché la si dovrebbe intonare 21 volte.

Cinque Ōṃ sono cantate per gli organi di azione: corde vocali, mani, piedi, organi di eliminazione e organi generativi.

Cinque Ōṃ sono recitate per gli organi di percezione: occhio, orecchio, naso, lingua e pelle, che corrispondono alla vista, udito, olfatto, gusto e tatto.

Cinque Ōṃ sono intonate le cinque soffi vitali del corpo: prana (situato nei polmoni), apana (flatus, che si muove verso il basso attraverso il retto), vyana (diffuso in tutto il corpo), samana (ombelico; essenziale per la digestione) e udana (sale attraverso la gola fino alla testa).

Cinque Ōṃ sono invocate per le cinque guaine o involucri del corpo: quella materiale, quella del soffio vitale, quella mentale-emotiva, quella dell’intelletto e quella della beatitudine.

L’ultima Ōṃ – la ventunesima – è per la persona stessa, e per la sua auto-realizzazione.

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