Capire e comprendere
Che correlazione hanno i termini “capire” e “comprendere“?
Può sembrare una domanda bizzarra, per alcuni fuori luogo, per altri, invece, quasi un subdolo instradamento verso istrionici oscuri fini. Tuttavia, qualunque sia la prima impressione, nessuno potrà esimersi a lungo dall’affrontarla. È di fondamentale importanza capire e comprendere il punto in cui ci si trova, in quanto da questo si muoverà il passo successivo e sarà proprio quel “capire” e “comprendere” a stabilirne la direzione: verso l’illusione o verso la Verità.
“Capire” e “comprendere” meritano davvero un’attenta riflessione, sono gli strumenti che danno la corretta sfumatura alla situazione e favoriscono una maggiore profondità cognitiva. “Capisco, ma non comprendo” era l'”ossessione” di Archimede prima del celebre euforico “Eureka” – la gioia incontenibile per aver dato soluzione ad un problema assai complesso, il principio che regola la spinta idrostatica. Tale principio, in quel frangente, serviva a smascherare una subdola avidità, per riportare alla luce quella verità di cui la società necessitava.
“Capisco” è la cessazione di ostilità verso una data situazione o condizione. “Comprendere” è fare propria tale situazione/condizione. In questo modo non essendo più un ostacolo, sarà possibile guidarla per superarla, andare oltre, fino a sperimentare il proprio “eureka“.
“Capire” e “comprendere” richiedono impegno. Un impegno costante che, se accompagnato e sostenuto da una volontà assai determinata, porterà alla vera esperienza, ad una conoscenza viva, anche se questa è ancora appannaggio del sottile ego dell’intelletto. Siamo ancora nella dualità: la conoscenza del sé è profonda, ma non ci si è ancora dissolti nel Sé.
Capire e comprendere sono per il ricercatore spirituale come Virgilio con la sua logica per Dante: permettono di transitare “indenni” i due regni. Inseguito, se non saranno sostituiti dall’Amore, precluderanno quello finale: la liberazione.


